Ultimamente l’appuntamento settimanale con il Cult for Kids è diventato un ritrovo per nostalgici della settima arte. Non c’è niente di male, sia chiaro, anzi, è sempre un piacere recuperare da qualche scaffale impolverato quei vecchi film che tanto ci avevano fatto sognare. Prima di tutto perché la cosa ci consente di tornare bambini (o ragazzi) ancora per un po’; seconda cosa, non meno importante, è il fatto di poter dire, almeno una volta alla settimana, quella frase che tanto piace a tutti gli appassionati di cinema: “Non se ne fanno più film così!”. E quando si parla di pellicole come Labyrinth – Dove tutto è possibile non c’è forse esclamazione migliore.
Diretto nel 1986 da Jim Henson – il creatore dei mitici Muppets, quindi non stiamo certo parlando dell’ultimo arrivato – questo film racconta la storia della giovane Sarah (interpretata dalla splendida Jennifer Connelly), che decide di correre in aiuto del suo fratellino, rapito dal Re dei Goblin Jareth (un David Bowie da antologia). La ragazza dovrà muoversi tra gli ingarbugliati corridoi di un gigantesco labirinto, popolato da creature magiche e alquanto bizzarre, per salvare il piccolo, condannato a diventare uno gnomo se la sorella non riuscirà a raggiungerlo in tempo.
Come avrete capito, ci troviamo di fronte ad una storia che strizza l’occhio a più di un classico – si va da Alice nel Paese delle Meraviglie a Il mago di Oz – ma che, pur non spiccando per originalità, è riuscita lo stesso a ritagliarsi un posto di tutto rispetto all’interno dell’affollato panorama del cinema cosiddetto “per ragazzi”. Il motivo risiede principalmente nello spettacolo che questa pellicola è in grado di offrire. Una vera e propria gioia per gli occhi, scandita attraverso scenografie meravigliose e personaggi fantastici realizzati senza il minimo aiuto della grafica digitale.
A questo aggiungeteci alcune tematiche particolarmente care e sentite dai più giovani, come la crescita (e conseguentemente il passaggio all’età adulta), il senso di giustizia e, soprattutto, il dover pesare sempre bene le proprie parole, perché non sempre quello che si dice corrisponde a quello che si pensa. Insomma, svariati argomenti di discussione, uniti ad una veste scenica a dir poco spettacolare. Sul serio si può chiedere di più?
ricordo..lo vidi per la prima volta a 7 ann.. e adesso ce l’ho in DVD