Come dicevamo nel nostro Cult for Kids della settimana, sono dieci anni che Shrek è uscito nelle sale americane, ma almeno venti da quando Steven Spielberg ha cominciato a pensare al progetto. Inizialmente, il produttore aveva dato tutto in mano al regista Don Bluth, con l’idea di fare di Shrek – ispirato a un libro per bambini di William Steig, pubblicato nel 1990 – un film d’animazione tradizionale, con le voci di Bill Murray (Shrek) e Steve Martin (Ciuchino). L’idea poi cadde nel dimenticatoio e fu ripresa dalla DreamWorks, fondata da Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen nel 1994.
L’idea iniziale era di farne un film in stop motion, la classica tecnica dell’animazione a passo uno vecchia quanto il cinema. I test presentarono però un conto salato e risultarono poco riusciti dal punto di vista tecnico ed espressivo. Si arrivò così alla versione finale in CGI, che contribuì a imporre la DreamWorks come un valido avversario della Pixar nel campo dell’animazione al computer.
Lasciando da parte tutti i tecnicismi, Shrek è un film divertentissimo, ricco di citazioni pop e benedetto dalle voci originali di Mike Myers, Eddie Murphy e Cameron Diaz, che da sempre rappresentano parte dell’appeal del film per il pubblico d’oltreoceano. Un successo inarrestabile ha da allora sostenuto una saga che si è conclusa (?) da poco con il quarto capitolo, Shrek – E vissero felici e contenti. E che ha ridefinito le figure delle fiabe, tramite un’inversione che vede l’orco, classico cattivo delle storie che ci raccontavano da bambini, diventare l’eroe. Segno dei nostri tempi, in cui – per fortuna – non si giudicano più le persone dal loro aspetto. Almeno, quasi sempre è così.
A seguire, Shrek e Ciuchino arrivano nella ridente Duloc…
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