Tutti lo chiamano Ötzi ma non è il suo vero nome, quello non lo sapremo mai. È il corpo mummificato e incredibilmente conservato di un homo sapiens dell’età del rame. Alcuni lo conoscono anche come Uomo del Similaun ma quel nome, Ötzi, è in grado di donargli qualcosa in più. Il giusto rispetto che merita un uomo, rimasto lì, sepolto dai ghiacci per 5000 anni, fino al giorno del suo ritrovamento, nel 1991, sulle Alpi Venoste.
5000 anni. Un tempo infinito. Di tutte le cose che Ötzi avrebbe potuto immaginare per il suo futuro, anche dopo la sua morte (qualunque sia stata la sua concezione di morte) di certo non c’era il cinema. Eppure è così: dopo essersi addormentato per sempre, l’Uomo del Similaun è riuscito a “sopravvivere”, conservato dai ghiacci prima e ora riportato in vita sul grande schermo grazie ad un film, Ötzi e il mistero del tempo, diretto da Gabriele Pignotta. Una produzione internazionale, che non punta solo al nostro territorio e che durante la sua corsa è riuscita a trionfare al Giffoni Film Festival aggiudicandosi il premio come Miglior film per bambini (6+).
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